Gli infortuni sono un aspetto spiacevole, ma inevitabile, della pratica di attività fisica - a prescindere dal livello dell'atleta. Un infortunio può colpire qualsiasi soggetto da coloro che praticano sport per mantenere uno stato di salute e per divertimento fino all'atleta di elite. Uno degli aspetti negativi dell'infortunio, in particolare se è prolungato, è l'immobilizzazione. Danni che derivano dall'attività fisica, quasi certamente porteranno a ridurre quell'attività con perdita di massa muscolare, di forza e di funzionalità. Diventa cruciale per l'atleta, minimizzare l'impatto dell'infortunio e favorire il recupero dalla lesione, così come gli esercizi per al riabilitazione.
Molti sono gli esercizi post infortunio comunemente praticati nelle varie modalità nel tentativo di migliorare la guarigione e tornare all'attività. Riposo, ghiaccio, massaggi, calore, stimolazione elettrica, l'agopuntura e molti altri ancora.
Ma un aspetto del recupero che viene spesso trascurato o sottovalutato, almeno dal punto di vista della ricerca, è l'alimentazione. Molto è stato scritto sulla nutrizione per lo sport e sugli esercizi finalizzati al recupero, ma sorprendentemente poco ci si è basati sulla ricerca, atta ad indagare direttamente
questi due argomenti problemi. Data la relativa povertà di dati provenienti da studi sulla valutazione della risposta fisiologica e sul recupero di della funzionalità post-infortunio, cercheremo di fare una panoramica per valutare criticamente le informazioni scientifiche a nostra disposizione, derivanti magari da altri campi di applicazione.
Per esempio, ci vengono fornite certezze dalla documentazione connessa con la guarigione delle ferite, dei traumi, dalle situazioni di riposo forzato o allettamento, dalla chirurgia, che possono essere applicabili alle lesioni indotte dall'esercizio fisico. Il nostro obiettivo sarà quello di valutare criticamente le informazioni.
- Per quanto riguarda gli interventi nutrizionali applicabili ai danni indotti dall'esercizio fisico, particolare attenzione sarà data alle conseguenze metaboliche e funzionali dell'immobilità dell'arto e agli interventi nutrizionali che possono migliorare queste conseguenze e / o migliorare il recupero dalle lesioni.
La discussione principalmente verterà su lesioni acute, traumatiche, lesioni da stress o croniche. In particolare, daremo importanza ai problemi connessi con immobilizzazione dell'arto che spesso si associa ad un infortunio.
STATO NUTRIZIONALE
Non c'è dubbio che uno stato nutrizionale deficitario è in grado di impedire la guarigione e il recupero da un infortunio. In particolare, una malnutrizione proteica ed energetica (PEM) aggrava la risposta infiammatoria e rallenta la guarigione delle ferite [1, 2]. Tuttavia, negli atleti o nei soggetti sani che praticano sport il raggiungimento di uno stato di malnutrizione è improbabile che sia un problema nella maggior parte dei casi. Per questo motivo, parleremo di malnutrizione solo in particolari situazioni in cui l'assunzione di energia, proteine e micronutrienti può essere scarsa già prima della lesione.
FASI DELLA LESIONE
Tra la vasta tipologia di danni indotti dall'esercizio fisico si prenderà in considerazione in questo
articolo, almeno quelle che sono più gravi, che possono essere considerate per avere due fasi principali, ciascuna delle quali può essere influenzata dalla nutrizione. Queste due fasi possono essere ulteriormente divise in varie fasi in relazione a particolari aspetti del recupero da un infortunio.
Il primo è l'immobilizzazione / stao dell'atrofia. Naturalmente il tipo e la gravità della lesione determina il periodo di tempo per l'immobilizzazione - che può avere una durata variabile da pochi giorni fino a diversi mesi e forse può essere caratterizzata da parziale o completa immobilità dell'arto infortunato. Durante questo periodo, i cambiamenti metabolici nei tessuti derivanti dal disuso sono la perdita di resistenza e funzione [3]. La perdita di muscolo che comportano questi problemi funzionali è ben documentato, ma anche altri tessuti, come i tendini, possono essere influenzati [4].
La seconda fase è il ritorno alla mobilità. SI tratta della riabilitazione e il recupero della maggiore attività dell'arto leso, al recupero dell'ipertrofia muscolare e al ripristino di funzionalità [3]. Purtroppo, è ovvio che per un recupero completo della forza e conseguente funzionalità dopo un'immobilizzazione richiede molto più tempo rispetto al tempo dell'immobilizzazione stessa [3]. I suggerimenti nutrizionali sono spesso simili per queste due fasi, ma ci sono differenze che dovrebbero essere considerate. Ci sono alcune situazioni in cui diventa necessario considerare una terza fase.
In molte circostanze, un atleta può essere indirizzato ad un intervento chirurgico. spesso programmato a priori. Pertanto, si verrà a sapere sin da subito quando inizierà il periodo di stop. Questo certamente gioca a nostro favore, infatti sapere ciò può essere utilizzato per prepararsi all'immobilità e la nutrizione può essere un importante aspetto di questa preparazione. Generalmente, una delle raccomandazioni nutrizionali in questo periodo potrebbereo essere quella di massimizzare la massa muscolare e la forma fisica, in modo non diverso da quello di qualsiasi altro atleta con obiettivi simili [5-7].
Tuttavia in questo articolo ci concentreremo sui primi 2 stadi della lesione.
FASE 1: RIPARAZIONE TISSUTALE, IMMOBILIZZAZIONE E ATROFIA
Durante questa fase, vi sono due aspetti del danno che vanno subito presi in considerazione. Uno è la guarigione della lesione stessa e il secondo è se diventa necessaria un'immobilizzazione o basta una riduzione dell'attività che è associata alla lesione. La cura dell'aspetto nutrizionale può avere una notevole influenza su entrambi gli aspetti.
LA RIPARAZIONE DEI TESSUTI
La guarigione delle ferite è un processo complesso che coinvolge molti vie fisiologiche. C'è una progressione normale di riparazione tissutale che può essere considerata come il sovrapporsi di 3 fasi principali: infiammazione, proliferazione e rimodellamento. Cercheremo di fare una descrizione dettagliata. Vhi è interessato a questo argomento ha a disposizione un numero copioso di articoli, da cui può attingere in bibliografia [1, 2, 8-10].
I processi di riparazione iniziano entro pochi minuti dal danno e proseguono per giorni o settimane a seconda del tipo e della gravità della lesione [8].
Subito dopo un grave infortunio, viene innescata una risposta infiammatoria. La risposta infiammatoria è necessaria per la corretta guarigione. Questa fase può durare per poche ore fino a diversi giorni a seconda della lesione [9].
Spesso sono state fatte molte raccomandazioni per diminuire o addirittura eliminare la risposta infiammatoria. Tuttavia, dato che l'infiammazione è una componente fondamentale del processo di guarigione [9], la sua eliminazione non è ideale per un recupero ottimale. In alcune lesioni molto gravi, ad esempio nelle ustioni maggiori, può verificarsi un'infiammazione eccessiva, in particolare in pazienti che sono metabolicamente compromessi.
Tuttavia la maggior parte delle lesioni indotte dall'esercizio fisico, in particolare in individui sani e negli atleti, non può essere abbastanza grave da determinare un'infiammazione incontrollata e quindi costituire un problema [9].
La risposta infiammatoria è caratterizzata dall'attivazione di molti processi che comportano l'avvio della guarigione, la trasformazione e l'eliminazione dei microrganismi invasori [8, 11]. Questi processi richiedono energia e per questo le richieste energetiche aumentano durante la guarigione. L'entità esatta del processo infiammatorio e la sua durata dipendono dalla natura della lesione. Sia dei tessuti molli che a livello osseo se dovessero avvenire lesioni si innescherebbe un processo infiammatorio per iniziare la guarigione [8].
La fase proliferativa è associata principalmente alla deposizione della matrice e di collagene per la formazione di cicatrici e dalla proliferazione dei fibroblasti locali [8]. Vi è un aumento nella sintesi delle proteine per la deposizione dei prodotti della matrice che vengono secreti.
L'irrorazione, vale a dire la crescita diretta di nuove reti capillari, è seguita da una contrazione della ferita per ridurre la dimensione della lesione.
Infine, si attua la chiusura della ferita con la riepitelizzazione. Come per il processo infiammatorio, tutti questi passaggi consumano energia.
Durante il rimodellamento, il tessuto cicatriziale formatosi come risultato delle prime due fasi viene rimodellato e sostituito dal collagene di tipo I, una forma molto più robusta di collagene [8]. Così, in questa fase di rimodellamento, anche la degradazione delle proteine gioca un ruolo importante.
La riparazione ossea è leggermente diversa dalla riparazione dei tessuti molli. Inizialmente, la risposta infiammatoria, è simile alle lesioni del tessuto molle [10]. Segue rapidamente l'inizio della lesione, la formazione di osteoblasti. Successivamente, si costituisce un callo cartilagineo per fornire una stabilizzazione iniziale del focolaio della frattura [10]. Inizialmente, il callo è incompleto, morbido e piuttosto debole. La sintesi del collagene è un fattore importante in questo periodo. Infine, i condrociti cominciano ad accresce, le proteasi abbattono il collagene del callo morbido e ha inizio la mineralizzazione [10]. L'angiogenesi da il via alla formazione di nuovi vasi, che si infiltrano nell'osso neoformato. Grazie a un lavoro coordinato dell'attività degli osteoclasti / osteoblasti si ottiene un rimodellamento osseo, che riporta il tutto alla "versione originale" [10]. Come con la riparazione dei tessuti molli, tutti questi processi richiedono energia.
ATROFIA MUSCOLARE NELL'INFORTUNIO
Molti sono gli infortuni per cui risulta necessario immobilizzare un arto o comunque ridurre l'attività complessiva.
Durante immobilità, il risultato più evidente è una rapida perdita di massa muscolare, con conseguente riduzione della forza muscolare e di funzione, in particolare a carico degli arti "portanti" (gambe) [3, 4, 12]. Il bilancio proteico muscolare, ossia il saldo tra il tasso di sintesi delle proteine muscolari e le proteine destinate alla disgregazione, è il meccanismo metabolico responsabile delle modifiche a carico dellla massa muscolare [13]. Un bilancio proteico muscolare netto negativo, quindi un saldo negativo in periodo di tempo significa che la proteine muscolari subiscono una riduzione con conseguente perdita di massa muscolare [13]. Un bilancio proteico muscolare negativo, e una situazione di inattività, comportano una perdita muscolare e una diminuzione del tasso di proteine muscolari, in particolare la sintesi delle proteine miofibrillari [12, 14]. È interessante notare che - forse inaspettatamente a molti [15] - il catabolismo proteico diminuisce anche durante l'allettamento, almeno negli esseri umani [14]. Infatti è la diminuzione della sintesi delle proteine muscolari ad essere maggiore della diminuzione della disgregazione muscolare (catabolismo), e in tal modo il muscolo è in netto bilancio proteico negativo.
Chiaramente, gli interventi nutrizionali volti a ridurre le perdite muscolari durante l'immobilizzazione dovrebbe concentrarsi sull'evitare, per quanto possibile, la diminuzione della sintesi proteica muscolare tale che abbiamo visto in questi periodi di bilancio proteico muscolare negativo è ridotta al minimo.
[Diagramma sui cambiamenti metabolici e funzionali durante l'immobilizzazione]
La perdita di forza muscolare non è l'unico aspetto negativo dell'immobilizzazione per gli atleti, di cui tener conto. Una recente evidenza dimostra chiaramente che la funzione ossidativa mitocondriale muscolare
e la flessibilità vengono ad essere compromesse.
Sussiste una "down-regulation" trascrizionale delle proteine mitocondriali, una diminuzione delle vie di segnalazione coinvolte nella biogenesi mitocondriale [16]. Alcuni di questi cambiamenti iniziano a verificarsi già dopo 48 h dall'inizio dell'inattività. Quasi tutti gli aspetti della funzione mitocondriale
vengono influenzati [16]. È noto che l'inattività conduce a una ridotta sensibilità all'insulina [17, 18]. L'impatto negativo sul metabolismo del glucosio può avere molto a che fare con la diminuzione del contenuto di GLUT4 nel muscolo immobilizzato [19]. Il tessuto connettivo, le proteine dei tessuti, il collagene, sono le componenti principali dei tendini e legamenti. La diminuzione della sintesi del collagene dei tendini, risultatante dall'immobilizzazione, porta a dei cambiamenti nella meccanica del tendine, che possono inficiarne la corretta funzionalità [4]. Tuttavia, rimangono da determinare altri aspetti legati alla guarigione di tendini, ossa e legamenti in relazione al collagene.
La riduzione funzionale dei tendini sono forse un aspetto negativo dell'immobilizzazione dell'arto sottovalutato. Questi processi sono illustrati nella figura 1.
Supporto nutrizionale per la riparazione dei tessuti e l'atrofia
ASSUNZIONE PROTEICA
Spesso la prima contromisura nutrizionale messa in atto per la perdita di massa muscolare e la guarigione delle ferite è l'aumentata necessità di proteine. Chiaramente, un'assunzione di proteine insufficiente impedirà la guarigione della ferita e aumenterà l'infiammazione portandola a livelli dannosi [1, 2]. Dato che la perdita di massa muscolare è risultante da una diminuita sintesi di proteine miofibrillari [12] e che i processi di guarigione dipendono fortemente dalla sintesi di collagene e altre proteine [8], l'importanza delle proteine dovrebbe essere ovvia e scontata. Una congrua assunzione di proteine aumenta la sintesi proteica muscolare, sia a riposo che a seguito di esercizio, con un conseguente equilibrio positivo [22-25]. Tuttavia, sussiste una sorta di resistenza nel muscolo immobilizzato alla stimolazione anabolica da parte dei nutrienti [8], quindi una maggiore assunzione di proteine durante il periodo di stop non può avere l'impatto sul mantenimento della massa muscolare, che ci si potrebbe aspettare in studi sulla muscolatura di soggetti sani.
Nonostante l'impossibilità di un'assunzione di proteine maggiore per alleviare la perdita di massa muscolare durante l'immobilità a causa della "resistenza anabolica", vi è un intervento che potrebbe - almeno potenzialmente - diminuire questa resistenza. La leucina è un aminoacido noto per aumentare la sintesi proteica nelle cellule in coltura e in studi sul ratto [26-28]. Considerando che l'assunzione di leucina è stata ampiamente studiata per aiutare, aumentare la massa muscolare durante l'esercizio fisico controresistenza (pesi), l'evidenza è debole e priva di fondamento negli studi sull'uomo [29-31]. Tuttavia, la leucina può aiutare a superare la resistenza della sintesi delle proteine muscolari e agli stimoli anabolici derivati dall'assunzione di determinati nutrienti. L'ingestione Leucina migliora la perdita muscolare nei ratti durante l'immobilizzazione [32]. Inoltre, studi negli anziani mostrano che le vie di segnalazione anaboliche nel muscolo sono inibite, riducendo così la sintesi proteica [33]. Tuttavia, la resistenza anabolizzante può essere superata aumentando il contenuto di leucina dalle proteine assunte [34, 35]. Fino ad oggi, nessuno studio ha esaminato in modo specifico l'impatto della leucina come integratore con o senza proteine sulla sintesi delle proteine muscolari e sulla perdita di massa muscolare nel soggetto umano immobilizzato. Tuttavia, è molto intrigante prendere in considerazione questa soluzione che dovrebbe essere studiata. Naturalmente, la quantità di leucina da apportare con un'integrazione deve essere valutata in studi futuri.
Molto poco si sa circa l'influenza nutrizionale sul metabolismo del tendine in condizioni normali, per non parlare dopo l'infortunio. Il tasso di sintesi di collagene in tendini e muscoli non rispondono ad un aumento dei livelli di aminoacidi [36], suggerendo che l'alimentazione proteica avrà un impatto minimo sulla guarigione del tendine. La sintesi di collagene a livello osseo, un aspetto importante per la guarigione della frattura, invece, risponde maggiormente ai livelli di aminoacidi [37]. Ci sono prove che la supplementazione di proteine migliora il recupero da un intervento chirurgico per frattura d'anca [38-40]. Tuttavia, questi risultati provengonoda studi in pazienti anziani, molti dei quali presentavano una malnutrizione proteico-energetica [39]. Quindi, l'efficacia per i giovani, atleti sani è ancora da determinare. Tuttavia, questi dati suggeriscono che l'assunzione di proteine può migliorare la formazione ossea conseguente a lesioni, anche se in questo momento solo in teoria.
Senza dubbio, un'assunzione sufficiente di proteine è necessaria per sostenere la ferita e/o la guarigione della frattura. Tuttavia, ciò non sembra valere così in modo evidente per rallentare la perdita muscolare con l'immobilizzazione. C'è qualche razionale teorico per aumentare l'assunzione di leucina, ma la prova diretta per questo tipo di situazioni non è sicura. Chiaramente, è necessario che la ricerca vada avanti per stabilire quale si l'apporto ottimale di aminoacidi durante questa fase dell'infortunio.
CALORIE DA ASSUMERE
Una considerazione importante da non trascurare durante l'immobilizzazione indotta dall'infortunio è stabilire l'apporto energetico adeguato. Le raccomandazioni possono essere considerate un pò "fuorilogica". Il primo impulso più comune in chi è infortunato, è quello di ridurre l'apporto energetico. Per logica, nell'energia totale spesa si verifica una diminuzione durante l'immobilità, in particolare se l'arto immobilizzato è coinvolto nella deambulazione.
A seconda di quale arto viene immobilizzato, una sostanziale diminuzione del consumo totale di energia si può sviluppare volontariamente, perché l'esercizio fisico è più difficile da effettuare [41, 42].
Per lo meno, devono essere effettuati esercizi che non comportano l'impiego dei muscoli immobilizzati. Inoltre, può verificarsi che riducendo l'intake energetico possa istaurarsi una riduzione delle proteine [14]. Pertanto, al fine di evitare l'aumento di peso, molti atleti, naturalmente, riducono l'assunzione di energia. Ci sono alcuni fattori da prendere in considerazione che dovrebbe avere un impatto a seguito di questa riduzione necessaria. Il primo, è abbastanza chiaro, ossia che durante il processo di guarigione, la spesa energetica è aumentata - in particolare nella fase iniziale dell'infortunio e se il danno è grave - fino al 20% circa [43]. Così, il dispendio energetico totale probabilmente non è così basso come molti in un primo momento possono presumere.
Un altro fattore legato alla assunzione di energia che potrebbe essere necessario da considerare dagli atleti infortunati è il costo energetico della deambulazione. Se si ha necessità di usare le stampelle, il costo energetico è aumentato drammaticamente. La deambulazione con stampelle in termini di spesa energetica è 2-3 volte quella della normale camminata [41]. Quindi, a seconda di quanto si deambula con le stampelle, l'assunzione di energia non ha bisogno di essere drasticamente ridotta. L'apporto di energia durante l'immobilizzazione può anche avere un impatto sulla sintesi delle proteine muscolari. Si deve tener presente che qualsiasi diminuzione dell'apporto energetico non permette di supportare in modo ottimale la sintesi proteica muscolare.
La sintesi proteica muscolare è un processo energeticamente costoso. E 'stato stimato soggetto maschio normomuscolato spende circa 500 kcal al giorno per la sintesi proteica anche senza considerare l'attività fisica [44]. Così, un'energia insufficiente potrebbe inibire la capacità del muscolo di sintetizzare le proteine. Pasiakos et al. [45] recentemente ha dimostrato che un apporto energetico ridotto di circa l' 80% per 10 giorni ha indotto una riduzione della sintesi proteica muscolare del 19%. La diminuzione della sintesi è il contributo maggiore alla perdita di massa muscolare [12]. pe questi motivi è auspicabile un piccolo aumento di peso rispetto a una mancanza di energia, al fine di sostenere la corretta guarigione muscolare. Questa decisione tuttavia, deve necessariamente essere effettuata dopo un'accurata consultazione tra il nutrizionista, l'atleta e l'allenatore.
[Ruolo della Leucina e degli acidi grassi Omega-3]
ALTRI NUTRIENTI
In questa fase deve essere monitorata anche l'assunzione di altri nutrienti. Nuovamente, si ribadisce il
fattore più importante, che è quello di evitare carenze nutrizionali. L'introito di carboidrati è critica per sostenere l'allenamento. Vi sono anche studi, in cui la sintesi proteica [46, 47] e il bilancio proteico muscolare [47] durante e dopo l'esercizio possono essere compromessi nel muscolo che presenta bassi livelli di glicogeno. Così, diventa necessaria un'attenta valutazione sull'assunzione di carboidrati per un atleta che deve gestire il recupero da un infortunio.
Gli atleti devono considerare anche l'assunzione di grassi durante l'infortunio. Come con molti altri nutrienti, non c'è motivo per suggerire un aumento dell'apporto complessivo di grassi.
Molti atleti possono desiderare una drastica riduzione dei grassi al fine di ridurre l'assunzione energetica complessiva. Tuttavia una dieta marcatamente ipolipidica può portare a carenze di acidi grassi essenziali. Ci sono alcune prove che suggeriscono che la richiesta di acidi grassi essenziali è aumentata dopo un trauma [2]. Gli acidi grassi più associati alla lesione sono gli acidi grassi omega-3. Questi acidi grassi sono ampiamente associati ad un'azione antinfiammatoria e immunomodulante [48]. Quindi, si raccomanda l'assunzione di omega-3 durante il recupero da infortuni. Sicuramente,è stata dimostrate l'efficacia degli omega-3, in situazioni di infiammazione cronica o eccessiva, ad esempio come nell'artrite reumatoide [48]. Questi acidi grassi si trovano in livelli elevati nel grasso di molti pesci, ad esempio sgombro e salmone, così come nelle noci, olio di semi di lino ed altre fonti.
In tal sense, la supplementazione di olio di pesce è spesso propagandato per contrastare l'infiammazione. Inoltre, viene suggerito che gli acidi grassi omega-6 dovrebbero essere evitati per migliorare le proprietà anti-infiammatorie degli omega 3. Nello specifico, il rapporto omega-6/omega-3 dovrebbe essere basso per ottenere un migliore effetto anti-infiammatorio [49]. Quindi, l'atleta dovrebbe essere incoraggiato ad adottare un apporto adeguato di entrambi i tipi di acidi grassi. Ci sono nuove prove, che sostengono l'importanza della supplementazione di olio di pesce per la prevenzione della perdita muscolare. Uno studio recente ha dimostrato l'integrazione di olio di pesce può migliorare l'atrofia muscolare durante l'immobilizzazione nelle cavie [52]. Questo effetto sembra essere mediato dall'attenuazione dell'effetto negativo che l'immobilizzazione ha sulla segnalazione mTOR-mediata che è coinvolta nell'inizio della traduzione e nella sintesi proteica muscolare. Questo intrigante risultato, ottenuto nelle cavie, chiaramente dovrebbe essere seguito da studi sull'uomo. La figura 2 illustra l'efficacia potenziale di olio di pesce e leucina per il miglioramento della perdita di massa muscolare.
Come nel caso dell'assunzione di carboidrati e grassi, anche le carenze dei micronutrienti dovrebbe anche essere evitata.
E' certo ormai, che un'assunzione di sufficienti quantità di calcio e vitamina D durante la guarigione di fratture è importante per la formazione ossea ottimale. C'è una chiara associazione di micronutrienti, come lo zinco, la vitamina C, o vitamina A, con vari aspetti della guarigione delle ferite.
Per esempio, la vitamina C è necessaria per la sintesi dell'idrossiprolina che servirà per la formazione del collagene. Tuttavia, non vi è alcuna chiara evidenza sulla necessità di assumere dosi sovrumane di micronutrienti durante il recupero da un infortunio [2]. L'assunzione di creatina è un altra interessante contromisura nutrizionale per ridurre la perdita di massa muscolare. Essa è ampiamente utilizzata per migliorare l'ipertrofia indotta dall'esercizio muscolare controresistenza [53]. Inoltre, la creatina è stata utilizzata per vari disturbi muscolari [54]. A seguito di queste evidenze, si è deciso di studiare l'uso di creatina per contrastare la perdita muscolare durante l'immobilizzazione. Purtroppo, c'è un numero di studi fino ad oggi, limitato. L' integrazione di creatina per 2 settimane di immobilizzazione degli arti inferiori non sembrerebbe attenuare la perdita muscolare in volontari sani [55] o in pazienti sottoposti a protesi totale di ginocchio [56]. Tuttavia, più recentemente, la perdita di muscolo in arti immobilizzati per 7 giorni è stata limitata con l'integrazione di creatina [57]. È probabile che le differenze dei risultati tra i vari studi sono emerse a causa di risposte differenziali di braccia e gambe all'immobilizzazione, e non ad un'inutilità della creatina. Sono necessarie più ricerche per determinare l'impatto della supplementazione di creatina sulla perdita di massa muscolare a seconda dei gruppi muscolari interessati dall'immobilizzazione.
Altre considerazioni nutrizionali devono entrare in gioco durante l'immobilità. Spesso infatti vengono consigliati anti-infiammatori non steroidei (FANS) dopo un trauma. Considerando che la presente raccomandazione sembra logica, tuttavia ci sono prove che dimostrano che i FANS possono effettivamente interferire con la guarigione in molte [58], ma non in tutte [59], le circostanze. Inoltre, ci sono evidenze che i FANS non selettivi inibiscono la risposta della sintesi proteica muscolare all'esercizio fisico controresistenza [60], ma che quelli specifici (COX-2 inibitori) non hanno lo stesso effetto negativo [61]. Pertanto, l'uso di questi farmaci durante l'immobilizzazione deve essere attentamente valutata e forse anche evitata [59].
E' certo che l'eccessiva assunzione di alcol deve essere evitata. E' stato dimostrato che l'ingestione di etanolo altera la sintesi proteica muscolare [63], e costituisce quasi certamente un importante contributo per la perdita accelerata di massa muscolare. Perciò, una eccessiva assunzione di alcol durante l'immobilità deve essere evitata.
[Cambiamenti metabolici e funzionali di tendini e muscolo durante la riabilitazione]
FASE 2: RIABILITAZIONE E IPERTROFA.
La seconda fase di recupero da un infortunio è la riabilitazione. La situazione metabolica e funzionale durante la fase di riabilitazione è diversa dalla fase di inattività forzata dell'arto. Anche con una riabilitazione attiva, il recupero della massa muscolare e della forza persa spesso richiede più del tempo durante il quale sono diminuite [3]. In molti casi, è probabile che la spesa energetica complessiva aumenti, anche se, come discusso in precedenza, non tanto quanto può essere pensato intuitivamente. L'attività crescente ripristinerà i livelli basali di sintesi delle proteine muscolari [64, 65]. L'esercizio aumenta la sintesi di proteine nel muscolo - il tipo di esercizio determinerà la risposta e i tipi di proteine specifiche [66] - nell'arto immobilizzato in precedenza.
L'incremento della sintesi di proteine miofibrillari in risposta ad esercizi contro-resistenza porterà a ipertrofia dei muscoli atrofizzati [66]. Inoltre, la sintesi del collagene tendineo aumenta durante la riabilitazione rispetto alla fase di immobilizzazione [67]. Poiché, il costo energetico della sintesi delle proteine muscolari è elevata [68, 69], il fabbisogno energetico aumenta.
Anche in questo caso, poco intuitivamente, è ampiamente dimostrato che la disgregazione proteica muscolare è aumentata nel corso della riabilitazione, indotta dalla crescita muscolare stessa, probabilmente per migliorare il rimodellamento del muscolo [3]. Certamente, un esercizio contro- resistenza aumenta la disgregazione delle proteine muscolari [65, 70]. Questo aumento della disgregazione delle proteine muscolari contribuirà ad un aumentato fabbisogno energetico durante il recupero. Così, con una maggiore attività, il consumo energetico è quasi certamente destinato ad aumentare durante la riabilitazione. Chiaramente, poiché la sintesi di proteine è importante, l'apporto energetico non dovrebbe essere limitato molto, anzi sarebbe auspicabile non ridurlo. Questi processi sono illustrati nella figura 3.
SUPPORTO NUTRIZIONALE PER LA RIABILITAZIONE E IL RECUPERO POST-INFORTUNIO.
Dopo un periodo di immobilità, l'obiettivo nutrizionale primario sarà quello di sostenere la crescita muscolare e l'aumento della forza con la riabilitazione e l'esercizio. Nella maggior parte dei casi, le informazioni a disposizione sulla strategia nutrizionale, dovrebbero tendere ad aumentare la massa muscolare. Per questo motivo, gran parte dell'attenzione dovrebbe essere posta all'assunzione di energia e proteine [6, 7, 15, 71-75].
Una maggiore assunzione di proteine, può sostenere l'incremento della disgregazione proteica di cui abbiamo parlato in precedenza, ma la quantità necessaria non è elevata come molti credono.
Una maggiore disponibilità di aminoacidi dopo l'esercizio stimola la sintesi proteica muscolare con un conseguente bilancio proteico netto muscolare positivo che porta all'ipertrofia muscolare [25]. Uno studio recente ha suggerito che un aumentata assunzione di proteine migliora il recupero dopo l'immobilizzazione [76].
Tuttavia, la quantità di proteine da includere nella dieta è ancora un grande punto interrogativo.
Nei soggetti maschi sani e giovani, l'ipertrofia muscolare si verifica con molte meno proteine nella dieta rispetto alle quantita che molti ritengono necessarie (ad esempio, circa 1,2 g / kg / die) [73]. Certamente, purché adattato al fabbisogno energetico totale e non restringendo la quantità di carboidrati o di grassi essenziali, un congruo aumento dell'assunzione di proteine non può essere di certo un problema.
Sembrerebbe un motivo valido, per aumentare l'assunzione di proteine, l'obiettivo di aumentare la sintesi del collagene tendineo. Tuttavia la sintesi del collagene tendineo non risponde alla disposizione di aminoacidi [36, 77].
Si deve sottolineare che il sostenere che aumentando l'assunzione di proteine , comporti un proporzionale aumento della massa muscolare e della funzionalità non è supportabile, anzi è solo una credenza [7, 73, 75]. Altri fattori invece risultano essere più importanti: la tempistica di assunzione di proteine in relazione all'esercizio, il tipo di proteina, altri nutrienti ingeriti contemporaneamente e le interazioni tra questi fattori sull'utilizzo degli aminoacidi, dalle proteine ingerite. Così, la quantità totale di proteine non può essere il più importante fattore nutrizionale che influenza l'ipertrofia muscolare.
Una dettagliata analisi di questi fattori può essere letta in ottime recensioni [6, 7, 15, 71-75].
La maggior parte della nostra discussione si è concentrata sulle proteine e sull'energia. Tuttavia, altri nutrienti sono spesso propagandati come importanti per il recupero ottimale dal disuso. Sfortunatamente, come con la maggior parte dei fattori analizzati, non ci sono prove da studi che si rivolgono direttamente all'immobilità da infortunio.
Così, le prove a disposizione sono scarse e spesso equivoche. Per esempio, in soggetti sani, individui giovani, l'integrazione di creatina chiaramente comporta un migliore recupero della massa muscolare e della funzione durante 10 settimane, a seguito di 2 settimane di immobilizzazione [55]. Tuttavia, la supplementazione di creatina per 12 settimane dopo un intervento chirurgico al legamento crociato anteriore non ha migliorato la massa muscolare o la forza [78]. Non è difficile immaginare l'effetto è forse legato al tipo di risposta infiammatoria [1, 2], che può influenzare la risposta metabolica, rendendo la creatina meno efficace dopo un trauma. Inoltre, l'immobilizzazione era molto più lunga nello studio in cui la creatina non ha funzionato [78].
Pertanto, la durata del periodo di immobilizzazione può rendere il muscolo resistente all'impatto "anabolizzante" della creatina. Tuttavia, il meccanismo metabolico alla base di questa differenza non è facilmente deducibile - e certamente non è mai stata dimostrato.
SINTESI E RACCOMANDAZIONI FINALI
Chiaramente, la considerazione più importante per il recupero da un infortunio è di evitare la malnutrizione. Durante l'immobilizzazione a seguito di infortunio la sintesi di proteine muscolari viene diminuita. Inoltre, la risposta del muscolo a stimoli anabolizzanti è ridotta. Questi cambiamenti portano ad un bilancio proteico netto negativo e come risultato si verifica una perdita si massa muscolare. La funzionalità muscolare e tendinea è compromessa. La considerazione nutrizionale più importante è garantire un sufficiente apporto di energia e proteine, nonché l'assunzione di tutti i micronutrienti.
L'introito energetico andrebbe ridotto meno di quanto in molti possono pensare. Può essere inutile aumentare l'assunzione di proteine, in particolare vi sono indicazioni che l'aumento della leucina può migliorare la perdita muscolare. Inoltre, recenti evidenze preliminari suggeriscono che la supplementazione di acidi grassi omega-3 può contribuire a ridurre la perdita muscolare. Tuttavia, deve essere effettuta una maggiore ricerca nell'uomo per confermare definitivamente queste raccomandazioni. L'assunzione di creatina può aiutare a limitare la perdita muscolare, ma forse non in tutti gli arti.
Allo stesso modo, vi è un suggerimento che gli integratori proteici possono contribuire alla guarigione delle fratture, ma mancano prove dirette su atleti infortunati. Durante la riabilitazione e il recupero successivo all'immobilizzazione, è probabile che il fabbisogno energetico aumenterà a causa del ripristino della normale attività fisica e dell'aumentata disgregazione proteica. Durante questa fase, vi è una logica di aumentare l'assunzione di proteine, ma non a scapito di un sufficiente introito di carboidrati. L'integrazione di creatina può contribuire ad aumentare il tasso di ipertrofia muscolare; ma il successo della supplementazione di creatina può dipendere del tipo di lesione e la durata del periodo di immobilizzazione.
In definitiva, una dieta equilibrata con sufficiente energia, giusta assunzione di carboidrati, proteine e micronutrienti è sempre l'approccio migliore. Una particolare attenzione dovrebbe essere posta sui risvolti negativi di alcun supplementi o nutrienti. Il segreto per la corretta gestione dell'atleta infortunato rimane comunque l'approccio multidisciplinare che vede una stretta collaborazione tra le figure del Nutrizionista, Fisioterapista e Allenatore/Preparatore atletico, ognuna delle quali metterà in campo le sue specifiche conoscenze al fine di intraprendere la migliore strategia.
FRANCESCO FAGNANI
DOTTORE IN DIETISTICA - SCIENZE DELLA NUTRIZIONE UMANA
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO